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LE MARAIS

© MARIANNE STRÖM - ARTSPUBLICS.NET

L’incantevole quartiere parigino del Marais fu inizialmente civilizzato e reso vivibile dagli ordini religiosi. In seguito quest’area divenne il covo favorito della famiglia reale e della sua corte. Ma la moda cambiò e il Marais fu abbandonato dall’aristocrazia e dalla corte. In seguito il quartiere fu invaso dagli artigiani e dalla piccola industria manifatturiera. Oggi il Marais è molto in voga grazie alla presenza di giovani stilisti e numerosissimi bar alla moda. Il Marais ha riscoperto pienamente la sua splendida architettura dopo 40 anni di preservazione e rinnovo.

I dettagli architettonici del Marais ne fanno una prova della maestria degli artisti e degli artigiani nel corso del tempo. Qui potete ammirare un portone con i suoi pesanti chiodi in stile Luigi XIII, lì una scalinata in ferro battuto in stile Luigi XIV, un elegante balcone curvo in stile Luigi XV, una console neoclassica in stile Luigi XVI o una fontana del periodo di Luigi Filippo…

Le insegne di vecchi negozi dove si pratica il commercio al minuto rievocano un passato di questa zona in fondo non così lontano. I piccoli commerci si stanno gradualmente trasformando. Gli artigiani stanno scomparendo e al loro posto subentrano la moda e le tendenze. Solo le vecchie insegne restano, sporgenti al di sopra di una nuova boutique di moda sono tutto ciò che resta di un’antica panetteria, di una macelleria o di un bottega di un liutaio.

I dettagli architettonici del Marais, catturati dall’occhio meccanico di una macchina fotografica, ci fanno osservare da vicino l’essenza dei tesori architettonici di questo quartiere assai civilizzato e multiculturale.
Riportato alla vita dagli abitanti e dai visitatori che vi passeggiano, sono rimasto assai affascinato e incantato dal Marais.

Tradotto dall’inglese da Michele Citro, michele.citro87@gmail.com

 Guardando queste fotografie, potrai capire quanto è bella questa zona. Il Marais è il quartiere del XVI e del XVII secolo più grande del mondo. Al suo interno vedrai più storia che in molte altre città. Immagina di vivere di fianco la residenza dell’ultimo re di Francia, di camminare nella casa di Victor Hugo, di passeggiare lungo le strade e costeggiare le residenze costruite in epoca medioevale. Le Marais è un meraviglioso viaggio nel tempo. Godetevelo! 

Il Marais, il Cuore della Città delle Luci.
Alla scoperta di uno dei più incantevoli quartieri di Parigi. 

BY MELISSA SCHULZ

Un tempo un semplice terreno paludoso, il Marais (che significa per l’appunto palude) è ora uno dei quartieri più sontuosi e sorprendenti di Parigi. Chi mai avrebbe potuto pensare che un tale splendore sarebbe potuto scaturire dall’acqua sporca di una palude? È uno dei pochi posti di Parigi che coltiva l’eccentrico, che fonde la bellezza classica con le bellezze strambe, che mantiene la tradizione ma si apre al contempo all’innovazione. Non lontano dal Louvre, dalla Senna, dalla Sorbonne e da Notre Dame, si configura quasi come una città nella città, dove ognuno ha la libertà di essere ciò che vuole.

XII SECOLO

Formato dal III e dal IV arrondissement, il cuore del Marais inizia a battere nel XII secolo, quando alcune istituzioni religiose iniziarono, sulle orme della comunità ebraica, a costruire i primi edifici. Tuttavia l’area divenne realmente florida quando il Re lasciò il Louvre decidendo di trasferirsi all’Hotel Saint Paul e quando Enrico IV decise di costruirci la Place Royale, oggi conosciuta con il nome di Place de Vosges. Attorno ad essa furono edificati hotel sublimi che la resero una piazza dal fascino indescrivibile dove, ancora oggi, alcuni di questi hotel possono essere visitati.
Verso il XVII secolo, il Marais attraversò un periodo buio della sua storia. Versailles divenne il centro della corte reale e i nobili iniziarono a vendere le proprie residenze ai borghesi. Temporaneamente i suoi lustri furono appannati, soprattutto durante la Rivoluzione Francese, ma nel XIX secolo il Marais sfoderò un nuovo fascino divenendo il luogo d’insediamento di artisti e mercanti.
Nel 1962 la legge Malraux permise opere di demolizione e di rinnovo. Nonostante molte parti della sua storia furono distrutte, il quartiere ricevette quei ritocchi di cui abbisognava da qualche tempo.
Fortunatamente, nonostante le demolizioni, i siti storici non hanno subito alcun danno.

UNA VASTA COMUNITÀ GAY

La mia prima esperienza nel Marais fu con un mio amico francese che aveva stretti legami con la comunità gay. A prima vista si capisce subito che il Marais è un posto dove fare acquisti essendo un luogo popolato da gay, ai quali i Francesi attribuiscono un certo buon gusto in materia di moda. All’epoca disponevo di un normale budget da studente e tutto ciò che mi serviva era un semplice cappotto per l’inverno. Mi disse che non solo era la cosa più comune da trovare ma anche uno dei capi d’abbigliamento più a buon mercato da trovarsi nei negozi di seconda mano. Così decidemmo di uscire per cercarne uno. Che giornata! Il soffice vento di Novembre si era alzato abbastanza da pulire l’aria dall’inquinamento. Apparve dal velo di nubi un timido sole a riscaldare l’aria, era proprio il momento giusto per una passeggiata! Si poteva distinguere l’odore delle caldarroste vendute nelle strade in prossimità del centro artistico e culturale George Pompidou. Ci distaccammo dalla moltitudine di gente che affollava quella strada ed entrammo nel Marais.
Improvvisamente le strade si assottigliarono come un fiume che confluisce in un ruscello e la rumorosa e confusa folla di artisti di strada, di clacson di automobili e di adolescenti sfrenati si trasformò in un fluire di gente più calmo e tranquillo. Quello che voglio dire non è che quella zona sembrasse morta, anzi, al contrario, era come se acuisse la percezione del reale.

Di primo acchito non potei non pensare alla mia ex casa di San Francisco. Piccoli negozi alla moda costeggiavano le strade, bandiere multicolori sventolavano orgogliosamente sopra le finestre dei caffè nella nitida aria parigina, coppie dello stesso sesso passeggiavano mano nella mano senza alcuna vergogna, e la gente indossava abiti di tendenza con uno stile casual che consisteva in un vecchio paio di jeans, una camicia e al collo una sciarpa di lana colorata. L’abbigliamento molto austero dei quartieri più affluenti s’intravedeva occasionalmente in questa parte di Parigi più briosa.

Quando iniziammo a percorrere una delle parti più barocche del Marais, St. Croix de la Bretonnerie, fui assalita da un senso di liberazione. Forse derivò dal fatto che mi richiamava alla mente qualcosa di casa mia, nonostante questo luogo avesse qualcosa di più soave rispetto a posti come Castro, o forse era solo una nuova sensazione di libertà. Il mio amico conosceva tutti e ogni 5 minuti ci fermavamo a salutare qualcuno. Lo shopping non mi deluse. In particolare mi piacque un negozio di abiti di seconda mano che non impoverì di molto le mie già ridotte finanze. Quello che mi colpì fu che era rimasto vivo il vero senso del concetto d’acquisto di roba di seconda mano, cioè trovare vestiti ai prezzi più convenienti.
Era un negozio disposto su due piani pieni di vestiti, in particolare cappotti, da sopra a sotto. Niente di tutto ciò che provai, costava sopra i 20 dollari e la metà del divertimento consisteva nella ricerca. Se avete qualche soldo in più da sperperare, provate ad andare nei negozi a Rue des Impots, lampade di vetro, eccentriche gallerie d’arte, gioielleria creativa, negozi di vestiti eccentricamente briosi. Una cosa poi da farsi assolutamente, è acquistare una bottiglia di vino da bere al parco a shopping terminato. È meritevole di una capatina anche solo per farsi deliziare dall’odore del pane fresco appena sfornato, dalla fragranza dei negozietti di fiori o per acquistare un delizioso cornetto.

FACCIAMO UNA DEVIAZIONE DI STRADA PER UNA FETTA DI CHEESECAKE

Dopo aver acquistato il tanto desiderato giubbotto per l’inverno e un’ancor più desiderata bottiglia di vino, decidiamo di riempire le nostre pance brontolanti. Percorriamo rue Rosier, che oggi è una delle mie preferite. L’odore di cipolle fritte e Falafel rianima i nostri sensi. Passeggiamo lungo i marciapiedi, dove piccole rosticcerie ebraiche vendono Falafel take-away. Il mio amico mi porta Chez Marianne, che ancora oggi frequento.
I muri erano coperti di poesie e disegni dedicati a Marianne, il simbolo femminile della Repubblica francese. Ordiniamo un pasto semplice, falafel, tzatziki, pane di grano duro, e un buon Bordeaux, il tutto servitoci senza fronzoli su un tavolo di legno. I camerieri sono gentili, come nella maggior parte dei ristoranti in quest’area. Sembrava che questo ristorante fosse molto rinomato nella comunità ebraica e tutti sembravano conoscersi fra loro. Saltiamo il dessert che, invece, preferiamo prendere in una boulangerie che si trovava proprio dall’altra parte della strada: un vero e proprio negozio di alimentari ebraico, pieno zeppo di bagel, pane scuro di segale e grandi fette quadrate di cheesecake, una vera rarità a Parigi. Le porzioni sono molto generose, tanto da soddisfare le attese di un americano, e lo stesso dolce vecchietto che le prepara, le serve al tavolo con un gran sorriso stampato sul volto. Quando posso, vado sempre a prendermi una fetta di cheesecake.

Appena usciti dal quartiere ebraico, facciamo un ultimo salto a prendere delle salsicce per il mio amico carnivoro, quindi ci fermiamo al negozio di generi alimentari di Jo Goldenberg, una piccola impresa di famiglia aperta dai genitori di Joe prima della guerra, che furono uccisi nei campi di concentramento. I muri del negozio sono ricoperti con le foto della famiglia estinta. Joe è molto ospitale, diversamente da altri ristoranti parigini da me frequentati. Sei accolto con un sorriso e messo a tuo agio. È un tratto molto comune del quartiere ebraico, forse una delle ragioni per cui ne sono rimasta affascinata.

PICASSO LUNGO IL CAMMINO

Decidemmo di tornare velocemente indietro e di fare un salto al Museo Picasso. Il museo era in passato la residenza privata di Lord de Fontenay, costruito intorno al 1656. Questo nobile fece la sua fortuna come esattore delle tasse sul sale. Alcuni considerano questo hôtel uno dei più raffinati reperti storici del Marais grazie non tanto al suo valore architettonico quanto alle sue decorazioni. Il vestibolo all’entrata vanta una scalinata molto elaborata, adorna di sculture fatte dai due fratelli Marsy, Gaspar and Balthasar, che contribuirono anche alla decorazione di Versailles. Il museo ospita una collezione che ricopre tutti i periodi della versatilità creativa di Picasso. Al suo interno si può ammirare una straordinaria raccolta di lavori dell’artista: 203 dipinti, 158 sculture, altrettante ceramiche, disegni, schizzi, ecc.
La nostra fermata successiva fu Place de Vosges, originariamente chiamata Place Royale, essa fu fatta costruire tra il 1605 e il 1610 da Enrico IV per i “Realisti”, ma ci furono delle controversie su chi sarebbe davvero andato a occupare quelle camere. La maggior parte della gente concordava sul fatto che esse fossero destinate alle amanti del re. È la piazza pubblica più antica di Parigi e nel 1600 era famosa per essere il luogo di ritrovo dell’aristocrazia, dove molti amanti piantati in asso si contendevano il cuore dell’amata. Nel 1800 Napoleone la ribattezzò Place des Vosges. Oggi è una piazza ricca di gallerie d’arte e di negozi di antiquariato. Vi è anche l’affascinante dimora di Victor Hugo.

Troviamo un angolino nel giardino della piazza giusto in tempo per vedere il cielo cambiare colore al tramonto. I bambini si rincorrono urlando. Le coppiette d’innamorati sulle panchine del parco si abbracciano per riscaldarsi a vicenda. Apriamo la bottiglia di vino e iniziamo a bere. Ben presto la nostra conversazione fu interrotta dal guardiano del parco. Scusandosi ci informò che non era permesso introdurre bottiglie di vetro nel parco e ci pregò di posare la bottiglia. Sorrido pensando che se fossimo stati in America ci avrebbero sicuramente multato. Ora ci è anche permesso di bere vino al parco? Non riuscivo più a ricordarlo.
Mi sentivo come una bambina che aveva appena scoperto un giardino segreto. Guardavo tranquillamente il cielo, di un giallo così tenue, fondersi con il rosa delle nubi e il sole scomparire dietro le mura di Enrico IV.